Spreco alimentare: un problema da non sottovalutare

food waste

Negli ultimi 70 anni, il mercato alimentare ha subito una crescita esponenziale, troviamo cibo in grandi quantità ovunque: nei supermercati, nei bar, nei distributori automatici in stazione e persino le nostre dispense di casa spesso traboccano di alimenti di tutti i tipi. Una così grande disponibilità di cibo, 70 anni fa ma anche meno, non avremo mai pensato di vederla.

Ma siamo sicuri che tutta questa quantità di cibo sia positiva? Certo che no. Come abbiamo già ribadito più volte, il settore alimentare è capace di generare il 26% delle emissioni globali di CO2eq ma nonostante questo produciamo molto più cibo di quello che effettivamente consumiamo, emettendo di fatto quantità di gas serra per nulla!

Quanto rappresenta lo spreco alimentare in Italia? 

Secondo il FAO, sono 1,6 miliardi le tonnellate di cibo che vengono sprecate ogni anno, pari ad 1/3 della produzione alimentare globale. Di questo passo, nel 2030 ci sarà un aumento al 40% entro il 2030 arrivando a sprecare 2,1 tonnellate di cibo all’anno; cibo che potrebbe sfamare milioni di persone o essere impiegato come fonte di energia alternativa.

Gli sprechi alimentari sono responsabili del 6% delle emissioni di gas serra, della dispersione di 253 Km3 di acqua potabile (solo in agricoltura). Mentre 1.4 milioni di ettari di terreno coltivabile viene utilizzato per produrre cibo che non verrà mai mangiato (ovvero il 28% della superficie terrestre destinata all’agricoltura), contribuendo in modo significativo alla perdita di biodiversità.

Ma qual è effettivamente il significato di spreco alimentare? Non esiste ancora una definizione vera e propria, ma la FAO propone una diversa classificazione:

  • la perdita alimentare (food loss), riferita allo spreco lungo i primi anelli della catena (produzione, raccolta, stoccaggio e lavorazione) di parti edibili di origine vegetale o animale prodotti per il consumo umano;
  • lo spreco alimentare (food waste) che si verifica al momento della distribuzione a livello dei consumatori e dei commercianti.

Quanto incidiamo noi consumatori nel ridurre lo spreco alimentare?

L’impronta di carbonio degli sprechi generati da noi consumatori occupa circa il 22% de totale. Ma perché sprechiamo così tanto? Le cause sono imputabili a più motivazioni: interpretazione errata delle diciture, scorretta gestione degli acquisti, inadeguata gestione del cibo, conoscenza limitata e scarsa consapevolezza degli impatti economici.

Per una volta almeno, l’Italia è tra i paesi europei più virtuosi, con una media spreco per cittadino inferiore alla media d’Europa. Nel 2020 c’è stato un costo complessivo dello spreco del 20% inferiore rispetto al 2019, pari a 10 miliardi di euro.

La diminuzione degli sprechi è ormai un obiettivo ufficiale che l’Europa si è data da tempo. La Commissione europea nel 2015 ha adottato un Piano d’Azione per l’Economia Circolare al fine di ottenere un’economia a zero emissioni di carbonio, che utilizzi le risorse in modo efficiente e resti competitiva. Uno dei traguardi che si è prefissata è una migliore gestione dei rifiuti solidi urbani.

Sicuramente si sono fatti molti passi avanti ma è necessario un continuo impegno per migliorare le nostre abitudini rendendo le nostre scelte sempre più sostenibili ed etiche. Associazione a Promozione Sociale  PIU’INFORMA sostiene tutte le iniziative volte ad un miglioramento degli aspetti legati all’ambiente e all’alimentazione e ci auspichiamo che aziende, consumatori e istituzioni facciano la loro parte per concretizzare il cambiamento.

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