Sale o cloruro di sodio?
La nuova normativa Europea sull’etichettatura impone che nelle tabelle nutrizionali di tutti i prodotti trasformati sia indicato obbligatoriamente il contenuto di cloruro di sodio.
Non solo è importate saperne la quantità, ma anche l’utilizzo che ne viene fatto (conservante, insaporitore)
e la qualità del sale che mangiamo, in termini di origine, estrazione, lavorazione.
Considerando che non è possibile rimuovere o ridurre il sale precedentemente aggiunto nei cibi trasformati, la strada è quella di scegliere consapevolmente
quello che portiamo nelle nostre tavole, e che usiamo per insaporire il nostro cibo.
Dall’analisi chimica il sale in natura risulta essere composto di cloruro di sodio arricchito da :
calcio, potassio, magnesio, ossido di zolfo, ferro, manganese, fluoro, iodio, zinco, cromo, rame, cobalto, e altri preziosi elementi, la cui quantità può variare a seconda del filone di estrazione.
Purtroppo, in un qualsiasi barattolino di sale preso al supermercato l’unico elemento comune risulta essere il (NaCl), privo di qualsiasi altro elemento combinato.
Anzi, nel peggiore dei casi si riscontra l’aggiunta di antimpaccanti come E535 e E536 (Ferrocianuro di potassio) nel sale iodato.
Pensiamo quindi a che lavorazione deve subire il sale per essere “ripulito” di tutti gli elementi che naturalmente porterebbe con se,
fondamentali per il funzionamento di tutte le reazioni metaboliche cellulari che mantengono vivo il nostro organismo.
Tratto da WiKipedia;
È la forma più antica di produzione di sale marino, fatta in stabilimenti detti saline. Parte dall’acqua di mare, raccolta in vasche impermeabilizzate di grande estensione e bassa profondità; l’acqua di mare staziona nelle vasche e, per effetto dell’irraggiamento solare, la salamoia si concentra. Poiché durante la concentrazione si verifica la precipitazione di sali diversi dal cloruro di sodio, la salamoia stessa viene trasferita, col crescere della concentrazione, a vasche diverse. Le prime vasche, in cui non si ha precipitazione, sono dette evaporanti; quelle in cui precipitano i sali di calcio (se esistono), sono dette decalcificanti. Raggiunta la concentrazione di circa 300 g/l di NaCl, la salamoia passa nelle vasche cristallizzanti, in cui precipita il cloruro di sodio.