La risoluzione dell’ONU del 28 luglio 2010 dichiara, per la prima volta, il diritto all’acqua un diritto umano universale e fondamentale e sancisce che gli Stati nazionali dovrebbero, tra l’altro, assicurare acqua di buona qualità, accessibile economicamente a tutti e che ciascuno ne possa fruire ad una distanza ragionevole dalla propria casa. L’acqua, pertanto, è un diritto inalienabile della persona umana quale strumento di sopravvivenza immediata e non merce.
La Risoluzione ha, inoltre, affermato che “il diritto umano all’acqua ed ai servizi igienico‐sanitari deriva dal diritto ad un livello di vita adeguato ed è indissolubilmente finalizzato a migliorare lo stato di salute fisica e mentale così come al diritto alla vita ed alla dignità”. #l’acqua come diritto umano
Il ritardo nell’applicazione del principio da parte degli Stati Nazionali
Come è facile constatare, il fatto che il diritto all’acqua sia stato ufficialmente riconosciuto dalle Nazioni Unite non ha portato con sé alcun cambiamento radicale nella legislazione dei vari paesi né ha migliorato granché la condizione di quanti all’acqua non hanno accesso. Tuttavia tale riconoscimento ha contribuito a rafforzare le posizioni di quei Paesi che avevano già inserito il diritto all’acqua all’interno del proprio quadro giuridico (non stupisce che il promotore principale del riconoscimento del diritto umano all’acqua in sede internazionale fosse la Bolivia dal momento che, nel 2009, il diritto umano all’acqua è stato inserito nella Costituzione Boliviana); ma soprattutto ha fornito uno strumento utilissimo di dibattito politico in difesa del diritto all’acqua.
Di fatto, le Nazioni Unite non hanno riscontrato alcun cambiamento significativo né nella legislazione dei vari Paesi, né in termini di miglioramento della disponibilità e qualità di questa indispensabile risorsa. E non è possibile calcolare quanti Paesi riusciranno effettivamente a raggiungere l’Obiettivo 6 dell’Agenda ONU 2030, tenuto conto della carente volontà politica e dei cospicui finanziamenti richiesti. A seguito di analisi approfondite, “Water Aid” stima che alcuni Paesi – quali Namibia, Eritrea e Nicaragua, per citarne alcuni – dovranno attendere altri 500 anni prima di garantire l’accesso universale ai servizi igienico-sanitari.
L’acqua, una risorsa fondamentale e contesa
La scarsità d’acqua, la scarsa qualità dell’acqua e l’igiene inadeguata incidono negativamente sulla sicurezza alimentare, le scelte di sostentamento e le opportunità di istruzione per le famiglie povere in tutto il mondo. Le malattie della povertà continuano a mietere vittime, soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito. Oltre 1.000 bambini muoiono ogni giorno, secondo UNESCO, a causa di malattie (es. dissenteria, infezioni delle vie respiratorie) che si aggiungono alla malnutrizione cronica e potrebbero venire in larga parte prevenute con la disponibilità di acqua potabile e basilari infrastrutture sanitarie.
L’oro blu è causa e strumento di conflitti, spesso inosservati e comunque sottostimati, oltreché di instabilità politica e tensioni sociali. La Banca Mondiale ha documentato 507 conflitti tuttora in essere legati al controllo delle risorse idriche: dal Medio Oriente, all’Iraq, dal Pakistan e Bangladesh, ma anche in America Latina e nel Congo. Molti conflitti sanguinari si sviluppano intorno alla lotta per le risorse idriche e per dominio di territori limitrofi ai grandi fiumi dove le popolazioni sopravvivono grazie alla disponibilità delle loro acque.
Necessità di un’azione politica più efficace
Un approccio sistemico è sempre più indispensabile e urgente, per affrontare il problema ecologico e sociale planetario che, con molta probabilità impedirà di raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile proposti dall’Agenda Onu entro il 2030. L’Obiettivo 6 dell’Agenda propone infatti alla comunità internazionale di “assicurare l’accesso universale all’acqua da bere e ai servizi igienici attraverso un prezzo accessibile e una gestione efficiente e sostenibile”.
Ma a causa dell’assenza di volontà politica, delle problematiche economiche infrastrutturali e della percezione prevalente che l’acqua sia una risorsa illimitata, nessuno Stato sta compiendo interventi costruttivi per affrontare questo tema né, tantomeno, per riconoscere i diritti della natura e dell’ambiente salvaguardando il ciclo naturale dell’acqua. #L’acqua come diritto umano
Autrice: dott.ssa Rossella Colagrossi, ex dirigente del Ministero della Salute, responsabile della corretta applicazione della normativa inerente le acque destinate al consumo umano.