Frutta secca vs frutta fresca; è più salutare quella secca o fresca? Il confronto va a gonfie vele!
Questi alimenti possono essere considerati, infatti, come una vera e propria miniera di sali minerali, vitamine e acidi grassi.
Normalmente chiamiamo frutta secca quella categoria di alimenti che comprende semi oleosi
(noci, nocciole, mandorle, pistacchio, arachidi, pinoli, semi di girasole, di lino, sesamo, canapa, zucca, cartamo, ricino, ravizzone, perilla, copra)
e frutta disidratata quella privata per disidratazione della maggior parte dell’acqua che la compone da fresca (datteri, uvetta, fico, albicocca, prugna, ananas, banana, mela, mirtillo etc).
Ci troviamo di fronte a degli alimenti che possiamo quindi definire “concentrati”.
Da una parte, infatti, i semi sono molto ricchi di grassi, vitamine e sali minerali (basta pensare a quanta energia devono possedere per far crescere una nuova pianta),
dall’altra la frutta disidratata mantiene le caratteristiche positive della frutta fresca, ma le concentra in poco volume.
Frutta secca vs frutta fresca
Assumendo un mix bilanciato di frutta a guscio e disidratata si potrebbe evitare di consumare gli integratori vitaminici e di sali minerali, poiché
ci fornirebbe già tutti gli elementi di cui abbiamo bisogno per il corretto funzionamento del nostro metabolismo e, soprattutto, sono elementi naturali e con un facile assorbimento,
piuttosto che provenienti da sintesi chimica e spesso risultanti non efficaci poiché non riconosciuti dall’organismo
e perciò eliminati immediatamente con le urine (da cui il caratteristico color arancione).
Frutta secca vs frutta fresca
Tra le vitamine liposolubili presenti nei semi, molto importante è la vitamina E o “tocoferolo” essenziale per il corretto funzionamento cellulare.
Ne sono particolarmente ricche le mandorle e le nocciole che vanno però consumate in quantità moderata poiché aventi un elevato tasso calorico: un etto di noci, per esempio, apporta circa 660 Kcal. La frutta disidratata è meno calorica: l’uvetta, ad esempio, apporta circa 300 Kcal per etto.
Sarebbe quindi preferibile consumare la frutta secca lontano dai pasti principali oppure, come s’intuisce, in sostituzione a una fetta di dolce o di una barretta di cioccolato,
che pur apportando un contenuto calorico molto simile, certamente non contiene la stessa quantità di acidi grassi “buoni”, di vitamine e di sali minerali.
Attenzione però a quello che trovate a scaffale perché la frutta essiccata può presentare degli additivi come l’acido sorbico, che impedendo lo sviluppo di lieviti e muffe, potrebbe indurre reazioni allergiche da contatto.
Nella frutta secca, invece, si può trovare anidride solforosa (o solfiti), che inibendo lo sviluppo di microbi e impedendo l’imbrunimento per l’ossidazione,
potrebbe scatenare reazioni allergiche nelle persone sensibili.
Se siete a rischio di sviluppare reazioni a queste sostanze, leggete bene l’etichetta prima dell’acquisto.
Luisa Gragnoli